Fano è una città di 61.000 abitanti, la terza per popolazione nella Regione Marche, che nasce come Fanum Fortunae, per la presenza di un mitico tempio dedicato alla dea Fortuna, probabilmente eretto come ringraziamento alla dea per il buon esito della battaglia del Metauro (207 a.C.).
Dei molti luoghi di culto dedicati alla dea Fortuna, Fano è l’unica città che ne porta il nome e, come ci ricordano gli storici, il culto della dea Fortuna (Tyche per i greci) aveva anche una connotazione marittima, come documentato peraltro da diverse rappresentazioni della dea, anche su antiche monete, in piedi, su una conchiglia o su una tavola galleggiante, mentre si tiene, chiome al vento, ad un albero con la vela spiegata. Fortuna era quindi anche la dea dei marinai. E il primo luogo di culto doveva sorgere, già in epoca repubblicana, proprio nelle vicinanze dell’approdo esistente allora a Fano, citato anche da Vitruvio nel suo De Architectura, il grande architetto romano che a Fano costruì la sua famosa Basilica, lasciando anche la sua impronta augustea sull’assetto urbanistico e monumentale della città.
Il rapporto tra Fano e il mare è, quindi, molto antico, insito nel suo stesso nome. Nel corso dei secoli le attività marinare fanesi sono variamente documentate ed a periodi di fervente attività si sono alternati periodi di parziale declino, dovuti sia alle vicende storiche che ai ricorrenti insabbiamenti del porto, per la posizione sulla costa priva di insenature o difese naturali e per l’azione delle correnti marine di levante insieme agli apporti del fiume Metauro. Molti sono stati, perciò, anche i progetti portuali succedutisi nel tempo per ovviare al problema, dal Porto Borghese (inizi XVII sec) di cui si può ammirare la bella Darsena, fino all’ampliamento recente (ultimato nel 2003) che ha aggiunto spazi e grandi darsene per la cantieristica e per il diporto (Marina dei Cesari).
Ma nonostante la difficile portualità a Fano le attività marinare hanno sempre rappresentato una percentuale significativa dell’economia locale. Già documentate in epoca romana, si fanno particolarmente vive dal medioevo in poi, per i rapporti diretti con le principali città dell’Adriatico, a cominciare da Venezia, Ragusa, Spalato, con il coinvolgimento di una parte importante della popolazione, fino agli ultimi decenni del Novecento. Si può anzi dire che la gente di mare, a Fano, celebrata da poeti e scrittori (uno su tutti, Giulio Grimaldi, con il suo romanzo Maria Risorta) è quasi un mondo speciale, anche sul piano sociologico e linguistico. E la flottiglia peschereccia di Fano è stata a lungo una delle più importanti dell’Adriatico. E' grazie a questa realtà che l’Università di Bologna scelse di aprire qui, già nel 1966, un Laboratorio di Biologia Marina e Pesca, per il quale poi, alla fine degli anni ottanta, il Comune di Fano e la Provincia di Pesaro e Urbino, con il sostegno di Regione Marche e Cassa di Risparmio di Fano, realizzarono una nuova e bella struttura proprio sul porto di Fano, che ora ospita anche il nuovo Fano Marine Center.
A Fano è attivo inoltre un corso di biotecnologie dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. A Fano è presente un grande centro di ingegneria Saipem nel settore oil&gas che progetta anche impianti e condotte marine in tutto il mondo. In più a Fano è presente una realtà cantieristica che vanta imprese, competenze e maestranze di assoluta qualità.
Il mare prospiciente la Provincia di Pesaro e Urbino è compreso nell'Alto Adriatico e appartiene alla zona neritica, la zona poco profonda dell’ambiente marino situata in corrispondenza della piattaforma continentale. Il fondale sabbioso scende con un dolce ed uniforme pendio sino ad un massimo di circa 65 metri e a un miglio dalla costa vi sono appena circa 10 metri d’acqua. Per quanto riguarda le caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua, la media annua delle temperature superficiali è di 16 C°; le temperature più basse si registrano in gennaio-febbraio (media 6 C°), le più alte in luglio-agosto (media 25 C°). La salinità è variabile di anno in anno ed è in genere più bassa in inverno che in estate, con una media del 32 ‰ in dicembre e del 35‰ in agosto.
Caratteristica fondamentale di questo mare è inoltre l’elevato grado di eutrofizzazione, ossia la notevole presenza di nutrienti, in grado di sostenere un’abbondante biomassa e una ricca biodiversità. Grazie a tale aspetto, il bacino del Mar Adriatico era noto come il più produttivo del Mediterraneo, sostenendo una redditizia attività di pesca. Il recente sovrasfruttamento delle risorse ittiche ha però portato a una riduzione dell’abbondanza di organismi, soprattutto quelli di maggiori dimensioni, appartenenti ai livelli trofici più elevati.
Le numerose barriere frangiflutti, che creano una linea continua lungo tutta la costa adriatica centrosettentrionale, forniscono l’habitat ideale per la sopravvivenza di numerose forme di vita. Le scogliere forniscono così substrati duri in un habitat altrimenti caratterizzato dalla costante presenza di sabbia, permettendo la convivenza di specie tipiche di fondali sabbiosi con altre proprie di aree rocciose. Già da pochi metri dalla battigia si possono trovare facilmente, una serie di Molluschi tipici di questo fondale: la Vongola (Chamelea gallina), il Cuore tubercolato (Acanthocardia tuberculata), i Cannolicchi (Ensis minor e Solen marginatus), il Bombolino (Nassarius mutabilis) e il murice spinoso (Bolinus brandaris). Alcuni pesci vivono mimetizzati sul fondo, come la tracina (Trachinus draco) e la sogliola (Solea solea), mentre nella colonna d’acqua si possono incontrare banchi di mormore (Lithognathus mormyrus) e cefali (Mugil cephalus). Al limitare con le zone rocciose spesso si possono vedere le triglie di fango (Mullus sp.), intente a cercare cibo sul fondale, e in tarda primavera numerosi esemplari di seppia (Sepia officinalis), che utilizzano le zone costiere per riprodursi. Numerosi molluschi bivalvi si trovano associati alle scogliere come la cozza (Mytilus galloprovincialis) e l’ostrica (Ostrea edulis).